“…contribuiremo anche noi piccoli alla grande Vittoria”. Etnografia della scuola fascista nell’Archivio dei Quaderni di Scuola

di Sofia Montecchiani (Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara)

Negli ultimi decenni, all’interno dell’ambito storico-educativo, particolare rilevanza è stata attribuita al filone di ricerca relativo alla storia della cultura materiale della scuola, la quale ha consentito di evidenziare il profondo valore di un ampio novero di aspetti e strumenti didattici, fino a poco tempo fa scarsamente considerati, capaci invece di ricostruire la realtà dei contesti scolastici ed educativi. Ecco allora che grande importanza è stata conferita, per esempio, all’editoria scolastica o alla stampa periodica per gli insegnanti, così come ai supporti didattici, quali cartelloni murali e carte geografiche; o ancora, ad altra tipologia di materiale scolastico, come i diari e i quaderni.

Di recente, proprio in riferimento a quest’ultima categoria, sono state avviate diverse iniziative di raccolta, conservazione e valorizzazione di tale patrimonio educativo, in quanto il quaderno di scuola rappresenta una delle fonti storiche più interessanti ed emozionali, matrice di larga parte delle «scritture bambine», in grado di accomunare e coinvolgere emotivamente intere generazioni di studenti.

Sulla scia di queste primarie considerazioni, appare dunque degno di nota il lavoro di tesi magistrale svolto dalla studentessa Midori Ogihara nell’anno accademico 2022/2023, sotto la supervisione dei professori Ivan Bargna e Claudia Mattalucci dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, la quale ha tentato di ricostruire un’etnografia della scuola fascista attraverso l’analisi di quaderni scolastici conservati presso l’Archivio dei Quaderni di Scuola di Milano, mettendo a sistema la prospettiva storica con quella più prettamente antropologica.

Nello specifico, l’Autrice si è domandata se e in quale modo i bambini dell’epoca possano aver “fatto la storia”, cercando di individuare elementi di soggettività e “piccole” forme di resistenza all’interno dei quaderni del ventennio presi in esame (circa 300) e analizzando le modalità con cui le percezioni dei bambini si sono modificate, seguendo l’ascesa e poi il declino del regime fascista, fino alla risoluzione del secondo conflitto mondiale. In una prospettiva più ampia, attraverso un percorso che tenta di collegare passato, presente e futuro, tramite la valorizzazione della cultura dell’infanzia, l’Autrice avanza una concreta proposta di coinvolgimento sociale e civile delle nuove generazioni, che si realizza proprio grazie alle memorie infantili, alla loro comunicazione e al loro utilizzo quale strumento di coesione collettiva.

L’elaborato prodotto si compone di tre parti: nel capitolo iniziale viene ricostruita un’etnografia dell’archivio e, in particolare, dell’Archivio dei Quaderni di Scuola; nel secondo, si tenta di restituire invece un’etnografia nell’archivio, indagando il rapporto tra infanzia e mito fascista, emerso dall’analisi dei quaderni; infine, l’ultimo capitolo è dedicato all’uso laboratoriale dell’archivio, il quale, in linea con l’approccio della public history of education, si trasforma in uno spazio di costruzione del futuro.

Tale lavoro ha consentito, dunque, non solo di promuovere il profondo valore storico-educativo e antropologico dei quaderni di scuola, ma nel complesso, ha altresì permesso di valorizzare l’archivio come strumento sociale, capace di far dialogare il patrimonio con la società, favorendo l’emergere di quel particolare senso di identificazione e appartenenza ad una medesima identità e cultura.

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