Il centenario della Casa del sole di Milano

di Emilio Conte (Università degli Studi di Bergamo)

Scorcio di uno dei padiglioni nei quali si svolge l’attività didattica, restaurato secondo i criteri originali, immerso nell’area verde del parco Trotter. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/File:MI_casa_del_sole.jpg

Il biennio 2022-2023 si presenta per la storiografia pedagogica denso di ricorrenze sulle quali è opportuno soffermarsi. Si spazia da coincidenze biografiche, come i cento anni dalla nascita di Mario Lodi (1922) o don Lorenzo Milani (1923), a ricorrenze più propriamente legate ad eventi di storia della scuola, come i sessant’anni dalla nascita della scuola media unificata (1962, in vigore dall’anno scolastico 1963/1964) o i cento anni dalla promulgazione della riforma Gentile (1923, entrata in vigore nell’anno scolastico 1923/1924).

Se tutto ciò ha avuto rilevanza nazionale, con adeguate sottolineature editoriali e convegnistiche, in un decennio che pure era iniziato in grande stile celebrando il centocinquantenario della nascita di Maria Montessori (1870), non è però il caso di dimenticare, o quantomeno sottovalutare, quelle esperienze locali che dai dibattiti nazionali ed internazionali traggono linfa vitale, innestandosi nella vita delle città e delle comunità che ivi abitano e dando forma ad una progettualità significativa che si protrae nel tempo: tempo che, anche in questo caso, taglia il traguardo del secolo. In particolare ci si riferisce alla Casa del sole di Milano, sita nel famoso (almeno tra i meneghini) parco Trotter, incastonato fra le lunghe arterie comunali di via Padova e via Monza ed aperto, appunto, nel 1922 con l’obiettivo, francamente riuscito, di dotare il capoluogo lombardo di una moderna scuola all’aperto in cui si sperimentassero le tecniche educative più all’avanguardia per l’epoca.

Tralasciando la storia dell’istituzione in senso stretto, forse è maggiormente il caso di porre l’accento su due significative tematiche che possano illuminare meglio il senso di questo centenario, la sua rielaborazione come memoria collettiva di un luogo, nella fattispecie una città, Milano, ed un quartiere, l’attuale municipio 2, e soprattutto il tesoro che questa ricorrenza lascia nelle mani di una collettività che è chiamata a farlo fruttare.

La prima tematica da sottolineare è senz’altro quella riconducibile alle motivazioni della nascita della scuola. Esse, infatti, coniugavano due istanze fondamentali, nella fattispecie quella igienico sanitaria, forse non esente da un certo qual paternalismo nei confronti dei ceti popolari, e quella dell’innovazione didattica, sulla spinta di simili esperienze nate nella Penisola grazie all’intraprendenza ed alla sensibilità dei maestri: in tal senso si ricordi la Scuola rinnovata di Giuseppina Pizzigoni, nata proprio a Milano nel quartiere popolare della Ghisolfa. È importante sottolineare la portata innovatrice della scuola, e soprattutto il fatto che questa portata rappresenta una memoria profondamente viva e feconda: per esempio, è in quest’ottica che, nel 1975, la scuola diviene una delle prime d’Italia a dare vita alla sperimentazione verticale, un progetto che «intende coordinare le attività della materna, delle elementari e della media, i tre ordini di scuola presenti nel parco» (La scuola del sole. Cent’anni del Trotter a Milano tra sperimentazione educativa e impegno sociale, Aapt, Milano 2022, p. 61). E, su questa scia, è sempre la scuola del parco Trotter a divenire, nel 1995, il primo istituto comprensivo d’Italia (ivi, p. 68). In questo senso, allora, si comprende bene come una memoria può essere feconda, nella fattispecie la memoria di un istituto che sin dall’apertura nel 1922 si era presentato in linea con le più moderne avanguardie pedagogiche internazionali, facendo tesoro soprattutto delle teorie di John Dewey e Adolphe Ferriere, e che cinquant’anni dopo accoglie ulteriori innovazioni sulla base di quel puerocentrismo che ne ha da sempre intessuto le scelte e diretto l’attenzione nei confronti del dibattito pedagogico internazionale.

Il secondo aspetto che può essere indicativo sottolineare, soprattutto per la proiezione dell’istituto all’interno della città, riguarda invece la dimensione sociale che la scuola ha coltivato fin dalla fondazione. Si accennava, precedentemente, alle radici igienico sanitarie del progetto: ed infatti la nascita dell’istituto è da inquadrare in un certo contesto filantropico generatosi tra XIX e XX secolo, soprattutto nel nord Italia, in risposta alle condizioni di vita dei ceti subalterni spesso impiegati come manodopera nel nascente settore industriale. In quest’ottica, già nel 1907 diverse associazioni benefiche avanzavano richieste di istruzione e protezione per i bambini definiti gracili. Non è un caso, infatti, che il parco Trotter fosse sede di una colonia elioterapica sin dal 1918, e che il progetto di scuola, voluto soprattutto dal sindaco socialista Emilio Caldara, maturi in conseguenza dell’esito positivo dell’esperienza della colonia stessa (ivi, pp. 17-19). Tutto questo per indicare come la scuola nasca secondo precisi fini sociali, all’interno di un quartiere che già nel 1922 si presentava come assai complesso.

Il radicamento in quella precisa zona di Milano diviene evidente verso la fine del secolo, quando la scuola attraversa un periodo piuttosto difficile a causa del progressivo disimpegno delle autorità comunali, soprattutto per quanto riguardava la gestione del parco che poco tempo prima era stato aperto al pubblico. Ma la scuola ormai vive all’interno della memoria collettiva di un quartiere che decide di sussumersene la sopravvivenza: è qui, dunque, che viene alla luce il profondo legame che l’istituto ha maturato, in cinquant’anni di storia, nei confronti del territorio. Un legame che va oltre la stessa funzione didattica della scuola, e che si fonde in una progettualità che investe l’intera zona. La scuola, insomma, viene percepita come parte integrante ed inalienabile di Milano e del quartiere.
Preceduto, tra 1976 e 1979, da un’associazione di genitori ed operatori scolastici, nasce così nel 1980 il Comitato unitario Trotter, che otterrà nel 1986 un importante risultato, ovverosia l’elevazione dell’area, edifici compresi, al rango di monumento nazionale, con conseguente vincolo della Soprintendenza ai beni ambientali nei confronti di edificazioni e privatizzazioni (ivi, p. 59). È il preludio alla nascita, nel 1994, dell’associazione La Città del sole – Amici del parco Trotter (Aapt), che si occupa di conservare e promuovere la memoria storica della scuola.

Ed è proprio il radicamento con il territorio, forse, a rappresentare la cifra più importante di questo centenario. Esso diviene memoria fruttuosa nel momento in cui un quartiere ne riconosce la valenza storica in funzione del presente. Un presente, anch’esso, molto particolare, caratterizzato da un quartiere ad altissimo tasso di immigrazione, specie da paesi arabofoni, ma che a ben vedere rappresenta ancora una volta l’aggiornamento del passato, quando la zona attorno al parco Trotter registrava una nutrita presenza di lavoratori provenienti dal meridione e dal Veneto (ivi, p. 61). Ed è in questo presente che agisce il recupero di una memoria storica, non come stanca celebrazione o sbiadito ricordo, ma come suggestione per l’avvenire, nella consapevolezza che anche se, tra passato e presente, diversi sono i bisogni delle domande, simili possono essere gli atteggiamenti nelle risposte: la funzione sociale della scuola del Trotter, l’interscambio con le realtà locali, l’innovazione, il puerocentrismo, l’idea di un’educazione all’aperto e l’interculturalità che abbatte le barriere sono bussole per il domani quanto lo erano ieri. Questa, dunque, la consapevolezza della Scuola del sole al taglio del traguardo dei cento anni.

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