150 di Scuola magistrale a Locarno. Le iniziative cercano di valorizzare il patrimonio

di Wolfgang Sahlfeld (professore di storia della didattica, SUPSI Dip. Formazione e apprendimento, Locarno)

In Svizzera, le scuole magistrali nate dagli anni ’30 dell’Ottocento in avanti avevano delle peculiarità che le connotano in diversi modi. A cominciare dalla denominazione: mentre nei Cantoni di lingua francese si parlava di écoles normales, in Svizzera tedesca la denominazione corrente divenne Lehrerseminar (seminario per insegnanti), con un richiamo non casuale ai seminari che formavano il clero. L’organizzazione e l’impostazione di fondo di questi seminari pedagogici erano frutto di alcune scelte chiaramente politiche. Ad esempio la collocazione del seminario in città denota politiche volte ad avvicinare gli allievi-maestri alla cultura e alla modernità, la collocazione in un centro piccolo o addirittura rurale era invece frutto della volontà di formare maestri solidamente ancorati in un sistema di valori tradizionale e formati per insegnare a bambini d’ambiente rurale. Nei Cantoni liberali si cercava di nominare direttori e professori laici spesso invisi alle autorità ecclesiastiche, in quelli conservatori la scelta invece cadeva spesso su membri del clero. Altre scelte invece erano trasversali e spesso dipendenti da ragioni economiche, come quella di far vivere gli allievi-maestri in convitto o quella di unire nel curricolo cultura generale e preparazione pedagogica. Questo vale anche per i seminari femminili (Lehrerinnenseminare) che nacquero abbastanza presto e divennero nel corso dell’Ottocento una delle maggiori possibilità di istruzione per le ragazze.  

Il Canton Ticino aveva seguito a lungo il modello lombardo-austriaco delle Scuole di metodo e solo tardivamente decise di dotarsi di una Scuola magistrale che aprì le porte il 3 novembre 1873 a Pollegio, un piccolo centro della Valle Leventina (anche questa una scelta non casuale). Già nel 1878 la scuola venne però trasferita a Locarno, centro urbano sulle rive del Lago Maggiore che meglio sembrava rispondere alle esigenze di una formazione professionale e culturale della classe docente. La Scuola magistrale maschile fu collocata nei locali del convento secolarizzato di S. Francesco, quella femminile in una villa nella parte alta della città.

Un secolo e mezzo dopo, la Scuola magistrale è diventata un’Alta scuola pedagogica, cioè una scuola universitaria di formazione per insegnanti, integrata come Dipartimento Formazione e apprendimento nella SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana). Il sito, però, è tuttora quello del 1878. 

La principale peculiarità delle iniziative pubbliche per la ricorrenza sta, a mio avviso, nel fatto che cerchiamo di utilizzare il patrimonio storico-educativo che a Locarno si trova : il sito stesso, i luoghi di «storia pubblica» che nel corso della storia dell’istituzione si sono già create (ad esempio nel chiostro troviamo lapidi che ricordano direttori e professori del passato), i fondi d’archivio recuperati negli ultimi anni dal laboratorio Ricerca storico-educativa che ho il piacere di dirigere (https://www.supsi.ch/dfa/ricerca/laboratori/rdcd.html), e altro ancora.

Il risultato del lavoro di interesse anche per chi ci legge è sicuramente il sito web della ricorrenza: https://150magistrale.supsi.ch/ Al centro del sito una «mostra virtuale» dal titolo Diventare maestre e maestri da 150 anni, organizzata sotto forma di linea del tempo ma costruita in modo da interagire con ipertesti, link ipertestuali verso documenti d’archivio digitalizzati e semplici applicazioni interattive. Un’altra sezione del sito riporta notizie, riflessioni e altre scritture frutto delle iniziative legate alla ricorrenza, molte delle quali semplici notizie, curiosità o microstorie frutto di piccole ricerche d’archivio.

Al momento del lancio del sito e delle iniziative, è iniziato però anche un interessante «viaggio di ritorno» dalla sfera digitale a una maggiore materialità : mercoledì scorso le nostre studentesse e i nostri studenti si sono trovati davanti le sagome di Sei personaggi (in un certo senso effettivamente «in cerca d’autore»)  che hanno avuto a che fare con la storia della loro scuola : perché tra questi ci siano anche Maria Montessori e Giuliana Sorge, lo potete scoprire visitando il sito . Chi circola nei corridoi a Locarno, può anche prendere una cartolina con una breve biografia di uno dei sei personaggi sul cui retro si trova un codice QR che porta al sito web.

Sempre nell’ottica di un percorso «andata/ritorno» tra patrimonio e valorizzazione digitale, abbiamo allestito per dieci giorni una mostra documentale nello storico chiostro di San Francesco. La mostra integra anche una parte del patrimonio «fisso» attraverso cartelli con didascalie sotto le lapidi del chiostro, mentre nella settencentesca Sala Orelli sono esposti libri e materiali in molti casi riconducibili proprio ai personaggi immortalati sulle lapidi, creando un’interazione tra «dentro» e «fuori», patrimonio di pietra e patrimonio di carta che nelle nostre speranze troverà una fruizione multimodale e multimediale perché l’invito ai visitatori è di utilizzare come fonte di approfondimento il sito web. Nella sezione Notizie del sito documenteremo quel che accadrà intorno a questo evento.

Altre iniziative seguiranno nel corso del 2023 sino al momento istituzionale in novembre e comprenderanno anche un convegno internazionale di studi sulla storia della formazione dei docenti in Svizzera. Nel 2024, lungo il 151o anno di formazione, seguiranno altre iniziative fino alla tenuta del Congresso 2024 della Società svizzera di ricerca in educazione (SSRE) che si terrà proprio a Locarno.

Alla ricerca di un nome per tutto questo lungo percorso abbiamo optato per Verso i 150 anni della Scuola magistrale, perché desideriamo che tutta la comunità del DFA-SUPSI possa insieme e gradualmente prendere consapevolezza dell’importanza che lo sguardo storico, svincolato da inutili nostalgie o atteggiamenti iconoclasti, può avere per una formazione di docenti di qualità e per una condivisione di consapevolezze e valori nella comunità educante, e quanto l’uso riflessivo del patrimonio storico-educativo esistente in loco vi possa dare un contributo significativo.

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